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Carta conta, ma taglia anche

Quarta ed ultima intervista, per ora, registrata a Foggia il pomeriggio del 29 aprile 2013.

Ho lavorato dal 1963 al 1999.
Inizialmente ho lavorato al reparto allestimento, la carta comune, sette anni, poi il resto al reparto valori, più di trent’anni. Molto faticosi. Non c’erano sollevatori…tutte piegate per terra a prendere le risme di 25 chili. E’ stata dura.

Entro le 7 dovevamo marcare il cartellino, poi si incominciava a vedere cosa si doveva fare, distribuire il lavoro. All’epoca c’era una signora anziana che ci distribuiva il lavoro nella scelta della carta, nel contare, nell’impaccare. Erano tutti mezzi rudimentali. Non c’era lo scotch. Prima avevamo una carta…con il pennello, l’acqua, si strisciava questa carta, si bagnava e la mettevamo su i pacchi. Facendo 700/800 pacchi al giorno, quando erano di media grandezza, le dita si rompevano…a strisciare quella carta, le dita spellate. Si attaccava la colla alle dita, una puzza. Non potevamo nemmeno dare la mano al fidanzato perché le mani puzzavano. Anche se le lavavi, ti improfumavi, quella puzza rimaneva. Poi dopo è venuto lo scotch ed è andata un pochino meglio. Per quanto riguarda la carte, per i pesi no.
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L’odore che hai addosso

Questa, invece, è la trascrizione di una intervista registrata la mattina del 3 novembre 2012 a Foggia. L’ex lavoratrice è una collega di quella intervistata qualche giorno prima, quindi alcuni ricordi si intrecciano, alcuni particolari della vita di fabbrica ritornano.
L’intervista sembrava essere finita dopo appena venticinque minuti, ma non volevo arrendermi. Così ho insistito sul rapporto con le anziane, quelle che erano entrate nel dopoguerra, probabilmente alcune delle donne di cui porta notizia l’elenco ritrovato nell’Archivio di Stato.

Ho lavorato dal 1972 al 2007, 36 anni.
Prima ho lavorato come segretaria in un negozio. Sono diplomata, ma al Poligrafico mi sono fermata nei reparti perché si era formato un gruppo e non ho pensato a concorsi interni. Mi piaceva quel lavoro. Sono rimasta sempre a lavorare la carta.

Ho una vita lavorativa un po’ movimentata perché ho girato quattro reparti: sono stata 20 anni al reparto carte valori, ed era quello il lavoro che mi piaceva tantissimo fare; poi sono stata alla grafica, era stato aperto un nuovo reparto, ma è durato 10 anni. Hanno scelto alcune di noi più preparate, ma poi dopo dieci anni il reparto ha chiuso. Gli altri 16 li ho trascorsi alle targhe, quindi un lavoro completamente diverso dalla carta. Tutto sommato è stata un’esperienza buona anche perché sono io portata, non trovo difficoltà, mi ambiento e lavoro bene. Non lo dico io. Sono stata gratificata in questo. Ho sempre avuto un buon rapporto con i colleghi e con i superiori.
Era un ambiente prevalentemente maschile. Io ho lavorato quattro anni sola, come donna.
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Come in un fumetto

Quella che segue è la trascrizione di un’intervista che ho realizzato il pomeriggio del 31 ottobre 2012 a Foggia. Piove a dirotto.
E’  la prima intervista che realizzo per questo progetto. Sono abbastanza emozionata, ma ben presto, parlando con la mia interlocutrice, l’emozione passa.
Quando finiamo, dopo più di un’ora, la donna mi mostra alcune foto scattate sul lavoro: feste di pensionamento, lei ed una sua collega alla scrivania e molte altre.
C’è, però, un passaggio della chiacchierata che avevo dimenticato e che, quando ho trascritto il colloquio, mi ha fatto capire che eravamo entrate in sintonia. Verso la fine mi dice: “Mi hai fatto fare un tuffo nel passato”.

Ho 67 anni. Ho lavorato 36 anni, dal 1962 al 1999.
Sono stata assunta come operaia, poi dopo un anno e mezzo ho fatto un concorso interno. Servivano delle dattilografe e fu bandito un concorso interno al quale partecipai, quindi sono passata in ufficio.
E’ stato il mio primo lavoro. Avevo sedici anni, avevo finito la scuola media e avevo fatto un corso di dattilografia. Mi trovai a fare la domanda perché una mia amica, con la quale avevo già lavorato in un deposito come impiegata, mi disse che c’era un concorso in cartiera. Lei, essendo figlia di dipendente, non poteva fare la domanda, perché all’epoca chi era figlia di dipendente non poteva fare la domanda, ma io che non avevo nessuno potevo farlo.

La direzione del personale mi rispose che non poteva prendere in considerazione la mia domanda perché non avevo ancora compiuto i sedici anni. Tutto questo avveniva ad agosto, poi a settembre ho compiuto gli anni e mi hanno mandato a chiamare, senza rifare la domanda. Fui assunta subito.

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