Questo mio lavoro si connota per una lettura di genere della Cartiera. Sia nella ricerca d’Archivio che nelle interviste ho privilegiato questo aspetto. Si parla poco del lavoro femminile e questa mi è sembrata una buona occasione per dare voce alle donne che hanno trascorso quarant’anni della loro vita nello stabilimento di via del Mare.
Viadelmareracconta segue due percorsi: il primo è la la ricerca tra le carte dell’Archivio di Stato di Foggia, il secondo le interviste ad alcune donne che hanno lavorato in Cartiera.
Ho immaginato la vita di Antonietta che a 20 anni entra in fabbrica, magari per sostituire un marito o un fratello in guerra.
Sono entrata in punta di piedi nelle case delle donne che mi hanno accolta per raccontarmi la loro storia in fabbrica, da operaie o da impiegate. Si sono commosse ricordando l’odore della colla che non andava via dalle mani, mostrandomi la foto di un momento della vita di fabbrica.
Alla ricerca nell’Archivio Storico ho dedicato una sezione, Fra le carte dell’Archvio, dove, grazie agli strumenti del datajournalism, ho visualizzato i dati contenuti nell’elenco dipendenti.
Quanto alle interviste, ad oggi sono quattro quelle realizzate e che qui pubblico nella sezione Donne di carta. Sono state registrate tra l’ottobre 2012 e l’aprile 2013 a Foggia. Ogni volta che tornavo nella mia città, cercavo di organizzare gli incontri con le ex lavoratrici. Come ho già ricordato nei ringraziamenti, devo molto a Tiziana per aver fatto da tramite con queste donne.
Si tratta di donne che hanno lavorato in Cartiera a partire dagli anni ’60. Sull’occupazione delle donne in quegli anni ho trovato il resoconto del convegno sul lavoro femminile in Capitanata, organizzato dalla Provincia di Foggia il 13 gennaio 1968, che riporta alcuni dati. Tra questi mi pare importante riportare che “i contingenti più consistenti di donne occupate li troviamo presso aziende di recente installazione, come la Lanerossi (250 occupate), la Frigodaunia (90 fisse e 200 stagionali) ecc., oltre che presso l’Istituto Poligrafico (110 occupate) e gli zuccherifici“.
Delle interviste con le donne mi piace sottolineare il fatto che tendono sempre a raccontarti la relazione tra lavoratori. Parlano poco dei meccanismi della fabbrica, del funzionamento delle macchine, cose che invece gli uomini amano raccontare di più.
In particolare, con le interviste ho voluto che venisse fuori la condizione della donna lavoratrice. Su questo punto è interessante quello che scrisse Lorenzo Ventrudo nel suo libro “Lotte operaie nella Cartiera di Foggia” uscito nel 1976. A proposito della Prima Conferenza della filpc-Cgil “Per la difesa e lo sviluppo della Cartiera di Foggia”, che si tenne il 14 maggio 1953, Ventrudo ricorda che “La Conferenza esaminò approfonditamente i costi di produzione, lo stato di efficienza degli impianti, le fasi preparatorie di produzione nella prospettiva di rendere sempre più economicamente produttiva la fabbrica. Dal punto di vista sindacale fu auspicato il rispetto delle norme contrattuali da parte dell’IPS, delle condizioni ambientali, la sicurezza sul posto di lavoro, la tutela della donna lavoratrice, della salubrità ed igiene del lavoro, dell’adeguamento delle “capacità degli spogliatoi al numero dei dipendenti”, della “sistemazione dei servizi igienici”, di una “migliore assistenza sanitaria” nella consapevolezza che il miglioramento dello “stato igienico e psichico del lavoratore” avrebbe aumentato “indubbiamente il rendimento“.
In nota, in merito alla tutela della lavoratrice, Ventrudo commenta e riporta che: “Non era certamente <<decoroso ed igienico far viaggiare dalla fabbrica alla città – si affermò – su di un autocarro malamente coperto da un tendone, le madri lavoratrici con i figlioli lattanti al seno, esposte con loro all’inclemenza del tempo ed alla polvere della strada, essendo il veicolo aperto posteriormente>>”.
Mara Cinquepalmi
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Congratulazioni. È uno studio molto interessante, stimola una quantità di riflessioni. Mi auguro che sia in grado di continuarlo ed eventualmente allargarlo anche ad altri settori.
La ringrazio moltissimo.
Mara Cinquepalmi